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Domenico Colanzi

Fusioni d'amore

Domenico Colanzi

Bio

Il bronzo per le sue calde e brillanti tonalità. La pietra calcarea, color avorio, proveniente dalla Maiella, che lo riporta alle sue origini abruzzesi. Il marmo nero del Belgio, o quello rosa del Portogallo per l’eleganza che lasciano scivolare sulle superfici levigate di ogni singola figura.

Con questi materiali Domenico Colanzi, nato ad Archi (Chieti) nel 1944, ha dato forma ad una sintetica mediazione tra mondo antico e contemporaneo.

Giocate nei contrasti tra vuoti e pieni, chiari e scuri, luce ed ombra, liscio e ruvido, le sue sculture raccontano in silenzio la semplicità del quotidiano, tutta racchiusa nella poetica dei titoli; Risvegli, Confidenze, Colloqui, Attese, apparenti astrazioni riconducibili ad una realtà assoluta e senza tempo.

Protagonista di questo racconto è la donna, madre, Venere, amante, fonte di energia, origine della vita, come lascia intuire la forma che la caratterizza. Circolare, avvolgente, sembra schiudersi come un uovo, aprirsi nell’atmosfera come una corolla che si offre alla luce del sole.

Quelle modellate da Colanzi sono figure femminili sdraiate, oppure in procinto di alzarsi, colte al risveglio, o mentre simulano un colloquio materno. Un racconto che coglie minime differenze gestuali, singole pause di movimento capaci di simulare riflessioni e raccoglimento.

Partecipi di questo risveglio della natura, si ritrovano in un parco immaginario animali in libertà come il toro, il cavallo, il leone, il gatto, o ancora la capra, il gallo, il rinoceronte e l’orso, sui quali convergono tradizione e rinnovamento, ricordi picassiani e futuristici. Forme umane ed animali scelte da Colanzi perché scrigni di quel soffio vitale che la materia gli consente di vivificare.

Grazie al bronzo, il materiale da lui più usato, ha ottenuto una maggior libertà espressiva. Come spiega lui stesso, punto di partenza un primo modello in creta, passando poi al gesso, per arrivare alla forma in cera, precedente alla fusione metallica. Col metodo “a cera persa” il modello in cera si scioglie nella cottura e non è più riutilizzabile per altre colate. Dopo la forma in cera, si prepara l’impasto di terra refrattaria che riempie l’interno e racchiude l’esterno del modello. Cotta la forma, la cera fuoriesce, lasciando il posto alla colata bronzea. Una volta raffreddata, si rompe l’involucro esterno e si libera la forma da quello interno. Successivamente si passa alla rifinitura, alla saldatura dei buchi di sfogo, alla levigatura e alla lucidatura del bronzo.

Il risultato sono delle “fusioni d’amore” a tuttotondo, da percepire con lo sguardo, girandoci attorno per cogliere la precisione di particolari, come la spirale delle chiome raccolte, o la coda di un torello imbizzarrito; ma altresì da toccare coi polpastrelli per assimilare la sensualità delle superfici. Michela Luce

 

Domenico Colanzi classe 1944, abruzzese di nascita, ha conseguito la maturità artistica all’Istituto d’arte di Chieti e successivamente l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Vive e lavora da anni a Cologno Monzese. Ha partecipato a rassegne nazionali ed internazionali. Le sue opere si trovano in importanti collezioni private in Italia e all'estero.