Armando Marrocco: convergenze spaziali. Milano, Venezia e oltre...

Data
6 Feb 2024
Autore
Michela Luce

Tra Spazialismo ed Optical Art, da Venezia a Milano e ritorno...

Armando Marrocco: convergenze spaziali. Milano, Venezia e oltre...

Inaugurazione venerdì 16 febbraio 17.30

A due anni dalla mostra monografica “Mnestica, continuità del tempo” dedicata all'artista salentino di cui ospitò Mediterranei, Intrecci e Dimore, la Galleria Luce, che festeggia anche i 40 anni di attività a Venezia, torna a dialogare con Armando Marrocco, presentando dal 16 febbraio al 20 marzo una selezione di una ventina di opere realizzate tra la metà degli anni '60 e gli inizi degli anni '70 e coincidenti con una sua ricerca improntata su spazio, tempo e visione; quindi Spazialismo, Cinetica e Optical art.

“Armando Marrocco: convergenze spaziali. Venezia, Milano e oltre”, a cura di Michela Luce e Toti Carpentieri, nasce dall'idea di ristabilire quel legame presente, evidente, ma all'epoca non sempre volutamente cercato, con quanto avveniva sia a Venezia che nella centralissima e propositiva Milano, dove l'artista si era trasferito poco più che ventenne. Punto di convergenza allora di un nuovo sentire, che rende possibili oggi, a posteriori, fruttuosi e stimolanti confronti.

Dal gesto filosofico di Fontana alla ricerca della terza dimensione andando “oltre” la superficie della tela, allo spazio vissuto come evento nella fenomenologia del suo divenire di luce e colore dei veneziani Bacci e De Luigi, allo cosmografia di Marrocco impressa come traccia o impronta di un passato sempre vivo.

Ad ispirarlo in questa paleo-grafia è la memoria di un antico gioco popolare frutto delle sue origini salentine; recuperando il rituale dello strummele o curruddhu, il foglio bianco si anima sotto il moto casuale ed improvvisato del palèo, una trottola cuneiforme dalla punta metallica inchiostrata, grazie alla quale, tirato lo spago, si dà vita ad una danza gioiosa che sulla carta traccia arabeschi vorticosi, a spirale, mai uguali, in un infinito circolare od ellittico, una sorta di orbita del segno.

Così negli stessi anni sullo stesso mare, quell'Adriatico che bagna Venezia e lambisce la Puglia, inconsapevoli di essere spinti da un sentire comune, artisti lontani ma vicini lasciavano libero il loro pensiero trasfigurandolo in gesto. Istintivo e mai casuale, un continuum che si trasformava in un viaggio che dalla mente passava sulla tela o sulla carta. Quello Spazialismo che in Laguna vedeva agire Bacci e De Luigi, Santomaso e Tancredi, Morandis e Gaspari, Licata fino a Finzi, facendo emergere luce e colore in un simbiotico arricchimento; sperimentazioni infinite e mai uguali a se stesse, che altrove inventava Marrocco.

Una luce che diviene vibrazione e sembra riprodursi in forme e colori dal sapore pop.

Anni di ricerca in cui si mostra altrettanto sensibile alle tematiche ecologiche vissute come performance quando, tra ironia e provocazione, rende protagonista la formica, ripetendola fino ad annullarne la presenza e trasformandola in una sorta di nuova scrittura.

Ad affiancare questa nutrita selezione di lavori su carta, tele e combustioni su tela o tavola.

Biografia: Nato a Galatina nel 1939, Armando Marrocco si diploma presso l'Istituto Statale d'Arte di Lecce nel 1959 dove resta fino al 1962 come docente. Già nel 1961 partecipa alla IX Quadriennale d'Arte di Roma, ma la svolta nella sua vita avviene, dopo aver conosciuto già nel 1959 Lucio Fontana e Piero Manzoni, nel 1962 quando si trasferisce a Milano, dove tuttora vive e lavora. Da subito frequenta studi di architettura e design progettando al loro interno. Realizza Arte Programmata, Cinetica, Genetica. E' attivo nell'ambito della Land Art e Arte Comportamentale. La sua prima personale a Milano nel 1966 si tiene alla Galleria Montenapoleone, seguita dalla Galleria Il Cenobio. Frequenta la Galleria Apollinaire e il gallerista Guido Le Noci attraverso cui conosce Pierre Restany. Nel 1967 presenta allla Galleria Rizzato-Withworth di Milano la mostra personale “Gli spazi multipli” a cura di Bruno Alfieri, crea il libro d'artista Uomo e formica, oggetto in plexiglass con all'interno muschio terra e duemila formiche vive: nel '68 realizza il Giardino ludens, esperienza partecipativa costituita di un prato di molle d'acciaio esposte ad Eurodomus, che invitano a vivere interagendo con l'opera. Restany lo coinvolge, in occasione del X anniversario del Nouveau Realisme, a collaborare con Jean Tinguely per l'allestimento della Vittoria in Piazza Duomo a Milano nel 1970, performance destinata ad esplodere tra fumi e fuochi d'artista. Nel 1975 alla Galleria Il Milione presenta Calendario, libro d'artista-documento rimasto come pietra miliare dell'attività performativa di Marrocco, seguita dal critico conterraneo Toti Carpentieri dagli anni '60 in avanti, con introduzione dello stesso Restany.

Negli anni '80 inizia a collaborare anche nel campo musicale partecipando ad eventi interdisciplinari in chiave Fluxus.

Realizza interventi per luoghi sacri, tra gli altri, per il Santuario di Santa Rita a Cascia, per la Sala delle Reliquie di Città del Vaticano e per la Basilica di Santa Caterina a Galatina, nonché i portali bronzei per il Santuario di Santa Maria di Leuca e per la Cattedrale di Lecce. Per il suo impegno e contributo viene invitato a partecipare alla IV Biennale d'Arte Sacra di Siracusa nel 1997.

Numerosi riconoscimenti e premi, tra cui il Premio Silvestro Lega nel 1967, secondo ex-aequo con Mario Nigro, nel 1971 secondo ex-equo al concorso per la “Sistemazione della Vallata del Ticino”, nel 1990 “Premio Michetti” per la XLII edizione a Francavilla al Mare, nel 2014 a Milano il Premio delle Arti, XXVI edizione.

Moltissime le personali e partecipazioni a mostre collettive, dalla Quadriennale di Roma, alla Biennale d'Arte di Venezia nel 1976 e nel 2010, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1977, fino al 2020 in Slovenia alla Galleria Bozidar Jakac. Nel maggio 2022 “Mnestica. La continuità del tempo” alla Galleria Luce di Venezia.