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Burne-Jones e Venezia: un Viaggio nella Bellezza

Data
1 Dec 2022
Autore
Michela Luce

Un'avventura estetica elettrizzante, avvincente, totalmente coinvolgente; ci fa vivere un'esperienza che non si conclude di fronte ai quadri di questo grande pittore inglese dell'Ottocento, poiché sono proprio le sue opere che suggeriscono spazi “altri” dove perdersi. Emozioni che si arricchiscono attraverso gli occhi, li saturano di colori opulenti, di linee eleganti, di forme perfette che si completano con la mente.

Burne-Jones e Venezia: un Viaggio nella Bellezza

Sbarcato in Laguna la prima volta per studiare e divertirsi, Edward Burne-Jones rimase stregato dalla città e dalle opere dei suoi pittori. Tornò a Venezia per perfezionare la sua arte, assimilandone gli insegnamenti, la esaltò pubblicamente per salvaguardarla, ne utilizzò le magie iridescenti frutto di tecnica millenaria, vi prestò alcuni suoi lavori per promuoverla, la rilesse tra le righe di un sapere antico, trovandovi nuova linfa per sognare.

Una Venezia per cui Burne-Jones si attivò prodigandosi in prima persona, avviando con essa un confronto di Bellezza senza tempo.

Edward Burne-Jones (1833-1898), nato a Birmingham e cresciuto nel grigiore inglese delle città industrializzate di pieno Ottocento, giunse per la prima volta a Venezia appena ventiseienne; gli affascinanti monumenti gotico-rinascimentali affioranti dalle acque della Laguna gli provocarono inevitabilmente un'entusiastica esaltazione.

A farlo approdare in Laguna furono ragioni puramente artistiche e formative suggerite dal suo mentore d'eccezione John Ruskin, che l'aveva scoperto, ne aveva colto le potenzialità che riteneva andassero coltivate. Ruskin puntò a perfezionarne la tecnica attraverso lo studio dei maestri del passato e Burne-Jones, che all'epoca era stato rapito dal fascino del Medioevo, si rivelò ricettivo ai suoi insegnamenti, accogliendone il suggerimento di recarsi in Italia per affinare il disegno e affrancarsi da condizionamenti stilistici che lo avrebbero portato ad una pittura approssimativa, volta a dare libero sfogo solo all'improvvisazione pittorica.

A Venezia l'entusiasmo della scoperta, il fascino della novità, il divertimento di recarsi ogni giorno a fare colazione nella grande Piazza, davanti al Palazzo Ducale e alla Chiesa, il poter ammirare “case e palazzi costruiti sull'acqua e gondole al posto delle carrozze”.... portarono il giovane Edward a disegnare e prendere appunti ovunque andasse. Assorbì con ogni senso quello che trovava e vedeva, restando “contaminato” dalla Bellezza della città e della sua arte. Si immerse nella sua cultura cosmopolita e “globale” partendo dai suoi monumenti, passando per i suoi maestri, arrivando alle sue istituzioni.

Venne folgorato dal Carpaccio, facendolo scoprire al suo maestro, raffinò la sua mano davanti al Tintoretto, fu incantato ed ispirato dai bagliori sfavillanti dei mosaici di San Marco e Torcello, contribuì al successo della prima Biennale.

Ciò che la sua arte ha dimostrato è quanto da questa fonte inesauribile sia stato capace di attingere non come mero spettatore, ma quale creativo Pigmalione, trasformandola in vitale personificazione di Bellezza eterna ed universale.

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